martedì 16 dicembre 2008

STOP NATALIZIO

Giovedì ritorno in Italia, così il blog rimane sospeso fino al 15 gennaio.
È trascorso un mese dallo "sbandato" tentativo di chiusura, e vi ringrazio ancora per il sostegno che mi avete offerto in quel momento. Per me è stata un'emozione.
Un abbraccio e buon Natale.
A presto,
Sandro

domenica 14 dicembre 2008

FOTOGRAMAS (2)

Guarda Fotogramas (1)

Fermo immagini di film mai girati a Lisbona by Antonio

Un tram chiamato Piacere

Frame da Un tram chiamato desiderio, Elia Kazan, 1951

L'electrico 28 sale verso Prazeres, oggi

giovedì 11 dicembre 2008

LA LIBRERIA PIÙ PICCOLA DI LISBONA

Fuori...

Dentro...

Escadinhas de São Cristovão 18, Mouraria.
Profonda mezzo metro e larga tre, per metterla a fuoco indietreggio ed entro in bagno: ci trovo il padrone.
- “Piacere, Simão. Come ti chiami?”
- “Ops, scusi, io…io? Sandro”.
- “Ah, come Sandro Pena, grande poeta! Italiano?”
- “Sì, Penna…ma finisca eh, io esco!”

Stringo le spalle e do un’occhiata: libri usati, dischi, fumetti. Uh, c’è pure Marcovaldo!

- “Ah, Italia, Italia: Pirandelo, Buzati, Manzzoni…
- “Simão, il locale: scelta o casual…”
- “Eccolo! Poesie di António Botto, il Sandro Pena portoghese. Io insegnavo chimica in un liceo, ma poi ho lasciato. I libri, i libri…”
- “Qual è il suo preferito?”
- “Ah, Sinais de fogo, dell’immenso Jorge de Sena, il mio educatore sentimentale. E tu, leggi i nostri autori?”
- “Umh, sì…Pessoa, Saramago, Lobo Antunes…poi…poi…”
- “No, no, no! Sempre loro!”
Simão si adira e scatta una lezione di letteratura lusitana. Mi introduce a Teixeira de Pascoaes, “il mistico”, recita mezzo sonetto di Eugénio de Andrade e divaga sui futuristi alentejani.
Io, però, porto via Marcovaldo.

martedì 9 dicembre 2008

KAL ROBSON, UN CHITARRISTA BRASILIANO A LISBONA

Nei bar del centro di Lisbona la musica dal vivo è quella brasiliana. Giovani cantanti e strumentisti arrivano in Portogallo col sogno di affermarsi nel mercato europeo, o soltanto in cerca di un lavoro.
Kal Robson è di Belo Horizonte, ha 40 anni e da maggio suona nella terrazza dell’Elevador de Santa Justa, un ascensore panoramico di 45 metri costruito nel 1902 per collegare la Baixa al Carmo, oggi meta obbligata dei turisti.
Seduto tra le casse di arance della caffetteria e un tavolo su cui appoggia l’amplificatore, i dischi in vendita e un piatto per le offerte, Kal spazia dai brani classici del repertorio brasiliano a pezzi di samba funk composti da lui.

“Sandro, faccio un’altra canzone e ci sediamo a parlare, ok?”
“Sì, ti filmo. Cosa suoni?”
Colombina di Ed Motta, la conosci?”



Come hai imparato a suonare la chitarra?
A Belo Horizonte è come il pallone, si apprende da bambini. Iniziai a undici anni con mio padre, e a quindici davo lezioni per pagarmi il conservatorio. Poi frequentando la chiesa evangelica mi inserii in un gruppo di musica gospel, dove cominciai a suonare anche il basso, la tromba e il pianoforte.
Quando hai deciso di fare il musicista per professione?
Abbandonai gli studi dopo il liceo per unirmi a un complesso che suonava durante i matrimoni in tutta la regione di Minas Gerais. Così, viaggiando, ebbi l’opportunità di conoscere altri musicisti coi quali stabilivo delle collaborazioni. I vari compensi che raccoglievo mi permettevano di essere autonomo.
Come sei arrivato in Portogallo?
Tramite mio cognato che vive a Lisbona, nel 2003 ricevetti un invito dai Balubú, un complesso di Almada che ho lasciato alla fine del 2007 per dedicarmi allo studio di nuovi generi.
Per la tua carriera è stato utile uscire dal Brasile?

È un paradosso, ma il pubblico più attento alle nuove tendenze della musica brasiliana è quello europeo. Sì, se non vuoi appiattirti sul genere commerciale devi venire qua.
Quali artisti consigli a chi vuole conoscere il meglio dell’attuale scena brasiliana?
Io adoro Lenine, Ana Carolina e Jorge Vercilio, che mescolano e riadattano in chiave moderna i ritmi della nostra tradizione sonora.

Kal Robson e l’Igreja do Carmo sullo sfondo

Cosa offre Lisbona a un musicista?
In positivo il contatto coi generi africani ed europei, in negativo la povertà del mercato discografico. Il Portogallo è un paese che non riesce a rinnovare la sua identità musicale. Il mio sogno è quello di andare in Francia, in Spagna o in Italia per incidere un disco.
Ti piace suonare in questa terrazza fra i turisti?
Sì, tanto. Per me l’Elevador è un banco di prova, un’Europa in miniatura. Qui arrivano persone di tutte le nazionalità, e ho modo di vedere come un russo, un tedesco o un finlandese recepiscono un mio pezzo. Poi si fanno incontri interessanti: ieri la direttrice di un festival andaluso mi ha invitato a suonare per il mese prossimo.
Quanto guadagna un bravo musicista che suona nei locali di Lisbona?
Tutti noi prendiamo circa 100 euro a serata, ma in un mese è difficile andare oltre i 1000.
Perché tanti giovani brasiliani continuano a emigrare verso l’Europa?
Spinti dall’illusione di arricchirsi alcuni vengono a fare lavori che in Brasile non accetterebbero mai. È vero che da noi bastano 20.000 euro per poter comprare una casa, ma con uno stipendio basso e un affitto da pagare ci vogliono trent'anni per mettere da parte quella cifra.
Quale altro lavoro ti sarebbe piaciuto fare nella vita?
L’odontoiatra. Strano vero? Forse perché come il musicista anche lui si prende cura del sorriso della gente.

sabato 6 dicembre 2008

FORSE NON TUTTI SANNO CHE…

Ad Alfama sono tuttora attivi tre antichi lavatoi (lavadouros) e un bagno pubblico (balneário), dove è possibile lavare gratuitamente a mano la biancheria o fare una doccia al prezzo di 50 centesimi.
“Tanti anziani del quartiere non hanno in casa né il bagno né la macchina per lavare i panni”, mi dice Maria, la custode del lavadouro di Beco de São Miguel. “La povertà di Alfama spesso è confusa col folklore, ma ogni settimana almeno cento persone sfruttano ancora questi servizi”.

Il lavadouro in Beco do Mexias

Il lavadouro in Rua dos Corvos

L’ingresso del balneário nelle Escadinhas de Santo Estêvão

Occasionalmente nel lavadouro di Beco do Mexias vengono organizzate serate di fado ad ingresso libero. Ulteriori informazioni sul sito della Junta de Freguesia de Santo Estêvão.

giovedì 4 dicembre 2008

MEGANATALE

Non ho ancora capito se si tratti di una buona o di una cattiva notizia.
Pure quest’anno, come avviene da tempo, Lisbona ostenta l’albero di Natale più alto d’Europa, 44 metri di impalcature luccicanti che sovrastano il parco Eduardo VII.
Il TG1 gli ha sempre dedicato un servizio, ma ecco intanto un’anticipazione.



Bello eh? Nel 2007 c’è stato un clamoroso pareggio con Bucarest (76 metri a 76), che ha scatenato accuse incrociate di “spionaggio artigianale” tra Portogallo e Romania.

mercoledì 3 dicembre 2008

IL NEW DEAL PASSA DA SALDANHA

C’è la crisi, le borse crollano. Una tabaccheria di Saldanha lancia una linea di lecca-lecca al sapore di panini liofilizzati. Prosciutto e formaggio (sandes e tostas mistas), manzo (pregos) e maiale (bifanas) i gusti disponibili.

domenica 30 novembre 2008

GRAFFITI IN REDAZIONE

Fino agli anni ’60 i principali quotidiani portoghesi avevano sede nel Bairro Alto. Alcune strade, come Rua de O Século e Rua Diário de Notícias, rievocano le omonime testate che un tempo vi operavano.
Al 103 di Rua do Norte c’era la redazione de A Capital, che da giovedì scorso, dopo un lungo abbandono, ospita il Visual Street Performance, uno dei primi esperimenti mondiali di “graffiti in galleria”. Sette writers lisboneti hanno ottenuto dalla Câmara Municipal la concessione di questo spazio fatiscente per trasferire la loro arte dall’aperto al chiuso. Ecco come l’hanno trasformato.

(Lisbona pulita fuori putrida dentro)

giovedì 27 novembre 2008

CONTROCORRENTE

Ieri per la prima volta ho risalito il Tejo dalla stazione fluviale di Belém fino a Cacilhas.
Ragazzi, che esperienza…

Biglietto 81 centesimi.

martedì 25 novembre 2008

POIS CAFÉ, IL BAR ALLA FINE DI UN VIAGGIO

“Al termine della seconda guerra mondiale i bambini austriaci rimasti orfani furono affidati a famiglie benestanti di tutta Europa. Mia madre finì in Portogallo, e tornò a Salisburgo molti anni dopo. Concluso il liceo decisi di visitare questo paese, spinta dai suoi racconti. Arrivai a Lisbona e ne rimasi incantata”.

Barbara ha 35 anni, e dal novembre 2004 insieme all’amica Catherine gestisce ad Alfama il Pois Café, in un ex magazzino del the di epoca pombalina che tra gli scaffali e le pareti mostra le tracce di un lungo viaggio: foto di Parigi e Barcellona, riviste internazionali, grammatiche e guide turistiche di mezzo mondo.

“Nel 2002 io e Catherine lasciammo l’Austria con l’obiettivo di scoprire un posto per vivere e aprire una nostra attività. Dopo due anni di itinerari tra l’Europa e il Sud America mi ricordai di quella vacanza lisboneta, e proposi alla mia ‘socia’ di seguirmi fino all’oceano”.

Pois è una congiunzione con tanti significati. Si utilizza per rafforzare un sim o un não, o per esprimere una vaga accondiscendenza al nostro interlocutore.
“Cattivo tempo oggi, vero?”
“Pois…”

Il Pois Café, in Rua São João da Praça 95, di fronte alla cattedrale

Perché vi fermaste proprio a Lisbona?

Per il mare e l’atmosfera intima dei suoi quartieri, “villaggi” in una capitale. Poi il basso costo della vita ci avrebbe permesso di affittare un locale e di arredare il bar senza enormi investimenti.
Quanto avete speso?
90.000 euro, soldi che ci hanno prestato le nostre famiglie.
Tra i giovani austriaci è comune andare all’estero alla ricerca di esperienze?
Non tanto come tra i tedeschi, ad esempio. Io sono stata condizionata dalle scelte dei miei amici, usciti tutti dopo l’università.
Che tipo di novità ha rappresentato il vostro bar per Lisbona?
Non esisteva uno spazio così grande dove oltre a mangiare cibi fatti in casa fosse possibile leggere un libro, studiare o andare su Internet. Fra i nostri clienti abbiamo molte famiglie, che vengono qui perché i bambini possono correre e giocare a volontà.
Perché avete scelto Alfama?
Non volevamo alimentare la scena ‘trendy’ e ‘fancy’ dei locali del Bairro Alto o dello Chiado. Inoltre è la zona della città in cui gli aspetti della cultura popolare si sono conservati meglio.
Cosa consigli di assaggiare a chi entra da voi per la prima volta?
Le nostre specialità sono i dolci austriaci, come l’appelstrudel, la Sachertorte e la Linzertorte, fatta con le nocciole e il ribes.
Perché avete chiamato il bar Pois?
È una parola che in austriaco non ha alcun corrispettivo, così c’abbiamo messo un sacco a capirla. Poi però ci ha conquistate, perché in qualunque contesto esprime affermazione, positività.
Cosa ti piace meno di Lisbona e del Portogallo?
Il maschilismo. All’inizio gli abitanti del quartiere pensavano che dietro alla nostra attività ci fosse qualcosa di strano, perché siamo straniere, ma soprattutto ragazze. Si sono tranquillizzati soltanto dopo che mio padre è andato in pensione ed è venuto ad aiutarci per alcuni mesi.

lunedì 24 novembre 2008

LEZZIONI DI ITALIANO PER NEGOZZI PORTOGHESI

Su "zio-zia-zie" e "Manzoni" non va la doppia zeta.

sabato 22 novembre 2008

UN MONDO MIGLIORE È IMPOSSIBILE

Cristo Rei, Almada (sponda sud del Tejo): illuminazione di Natale.

giovedì 20 novembre 2008

NEL TRIANGOLO DEI MARINAI

Si dice che solo a quest’incrocio si parli ancora il vecchio calão, il dialetto dei bassi fondi. Due strade e una piazza, nel cuore del decaduto quartiere portuale di Lisbona, Cais do Sodré, dove le leggende si mescolano allo squallore. Rua do Corpo Santo, Rua Nova do Carvalho e Praça de São Paulo, un tempo la Broadway dei marinai, oggi patetica messa in scena dei tempi che furono. Anziane prostitute, storpi, alcolizzati e malavitosi di mezza tacca si riuniscono ogni notte nei quattro locali che hanno resistito al tramonto di quell’epoca.

“Cosa? Non lo so, ma ti chiamo una donna che lavora qui da trent’anni”, mi dice la barista dell’Oslo.
“Maria, Maria!”, urla con la voce roca.
Dal fondo della sala appare una prostituta, con una grossa scollatura, una maglia di cotone marrone sulle spalle e il viso segnato dalle rughe. Si siede accanto a me su uno sgabello di fronte al bancone.
“Che vuoi Joana?”
“Questo ragazzo mi ha chiesto perché tutti i locali qui intorno hanno il nome di una città del nord Europa. Tu lo sai?”
La donna mi stringe una mano, e il suo sguardo materno, ma carico di malizia, mi trova in difficoltà.
“Per attrarre i marinai stranieri, che fino agli anni ’70 venivano qui a cercare sesso e whisky a basso prezzo. Erano tutti inglesi, danesi e norvegesi quegli zozzi. Uno vedeva un bar col nome della sua capitale e per patriottismo c’entrava dentro, hai capito? Poi hanno aperto quel porto lì, Santa Apolónia, e qui siamo rimasti senza un soldo per campare”.
“E adesso come fate a tirare avanti? Chi sono i vostri clienti?”
“Gente nostalgica, qualche portoghese che da allora non ha mai perso il vizio. Non si sono rinnovati loro e come vedi non ci siamo rinnovate neanche noi”.

martedì 18 novembre 2008

21 COLAZIONI (Terza settimana)

Prima settimana
Seconda settimana

Torna a grande richiesta la rubrica che ingrassa, sospesa d’urgenza per motivi d’equilibrio glicemico. I 7 portoghesissimi dolci di questa settimana evocano personaggi noti della storia o del mondo dello spettacolo. Buona digestione!

Lunedì
Mal pronunciato mi ricorda Platinette.

Martedì
Beh, Francesco Guccini!

Mercoledì
Per assonanza: Alì Babà!

Giovedì
Facile, il Giuseppone nazionale…

Venerdì
Kabir Bedi, la tigre di Mompracem.

Sabato
Bud Spencer & Terence Hill

Domenica

Appuntamento alla prossima settimana!

sabato 15 novembre 2008

LISBONA DICE “NÃO” ALLA GELMINI

A Lisbona non ci facciamo mancare niente.
Ieri mattina, in concomitanza con la manifestazione nazionale di Roma, 51 studenti Erasmus legati a un forum Facebook hanno protestato davanti all’ambasciata italiana contro il decreto Gelmini.
Nonostante i ripetuti cori “Alla finestra, ambasciatore alla finestra…”, Luca del Balzo, Duca di Presenzano, ha rifiutato l’incontro con una rappresentanza, e un suo funzionario, sceso a raccogliere il documento prodotto dai ragazzi, ha domandato: “Ma perché siete qui? Il corteo di Roma? E per cosa?”
Ecco un video con alcune immagini della manifestazione.



Tra i dimostranti non sono mancati i personaggi. Da segnalare un inglese arrivato con la bandiera di un sindacato portoghese, un coreano munito di riso per eventuali lanci ai poliziotti e un sovversivo milanese del “CHEntro sociale Subbuglio”, Erasmus all’Universidade Lusiada di Cais do Sodré. Col volto coperto si è lasciato fotografare, dettandomi pure la didascalia:

“Vedi questa bottiglia? Può essere una birra Sagres o può essere una molotov. Oggi è stata una Sagres”.

venerdì 14 novembre 2008

IL DESSERT DEI SAMURAI

Se in portoghese il sostantivo “dolce” si dice bolo, in giapponese rōmaji (scritto cioè in caratteri latini) si traduce con bōro, e la somiglianza non è casuale. Furono proprio i missionari lusitani che esportarono l’arte pasticcera nel Sol Levante, quando nel 1543 si presentarono ai Samurai donandogli il Pão-de-Ló, una sorta di pan di Spagna. La ricetta originale, che nel corso dei secoli si conservò nella regione di Nagasaki, fu presto dimenticata in occidente, e ad oggi l’unico portoghese in grado di riprodurla è lo chef Paulo Duarte, che nel 1991 si trasferì in Giappone per amore.
Ieri pomeriggio ho incontrato sua moglie Tomoko nel Salão de Chá (sala da the) Luso-Japonês, in Rua da Alfândega 120, a due passi dal Terriero do Paço.
“Anch’io sono una cuoca, e alla fine degli anni ’80 venni a Lisbona per apprendere le tecniche della cucina portoghese, e così conobbi Paulo. Quando tornai a Nagasaki con lui gli feci conoscere il Pão-de-Ló, che noi chiamiamo Kasutera, e ne rimase talmente colpito da volerlo ‘riportare’ in Portogallo. Pensa, i Samurai pur di mangiarlo infrangevano i precetti del buddhismo, che vieta l’uso delle uova. Ma doveva essere una gran schifezza: in Giappone ancora non esistevano i forni come in Europa!”

Tomoko Duarte e un vassoio con le tre varietà di Pão-de-Ló: semplice, al the verde e alla cioccolata.

mercoledì 12 novembre 2008

BACK TO BLOG

Cari tutti,
avrei troppe giustificazioni da darvi, e invece preferisco scusarmi subito con voi.
Insomma...back to blog!
Almeno fino al suo primo anniversario.
A presto,
Sandro.

sabato 8 novembre 2008

E TRAMONTA IL CIELO SOPRA LISBONA

So che i blog non chiudono, ma sfumano lentamente.
Io però voglio salutare tutti e ringraziarvi per i commenti e la compagnia che mi avete fatto durante questi mesi.
Chiudo perché ho perso entusiasmo e non trovo più formule originali per raccontare Lisbona.
Ho scelto di ritornare in Italia molto presto, e nonostante mi sforzi di riscoprire la città ogni giorno, i miei pensieri si concentrano sul futuro e non sul presente.
Poi ringrazio tantissimo Vincenzo, il Klaus Davi del blog, che da Londra mi ha sostenuto ogni giorno coi suoi mille consigli, la pazienza e l’aiuto tecnico.
Grazie ad Antonio per i video, quante risate al Castelo de São Jorge mentre giravamo “Rovine”.
Grazie infine ad Hassan, il pakistano dell’internet point di Rua do Poço dos Negros, che avendo mantenuto a 50 centesimi la tariffa oraria mi ha permesso di pubblicare 126 post. È con lui che ho deciso di apparire nell’ultima foto.
Un abbraccio di cuore,
Sandro.

giovedì 6 novembre 2008

UN POSTO PER MANGIARE

Ho ricevuto degli accessi con chiave di ricerca "Lisbona Posti Cucina Economica".
Boh, provate qua...

mercoledì 5 novembre 2008

ESPLANADAS NASCOSTE

Siete indomiti frequentatori di miradouros (o esplanadas: belvedere pubblici) e pensate di avere ammirato Lisbona da ogni sua angolazione? Rimettetevi in cammino, ci sono due segreti che la città tiene ben custoditi…

1) Salite al nono piano dei grandi magazzini Pollux (Rua dos Fanqueiros 276), attraversate il reparto valigie e troverete un bar che combina il miglior panorama della Baixa col caffè più economico, 50 centesimi.

I dipendenti ne sono gelosi e non amano i turisti, se volete depistarli indossate anche voi una camicia bianca a righe blu e un paio di zoccoli olandesi.

2) Se invece desiderate pranzare tra i tavoli di una terrazza con vista sul Tejo per soli 6 euro, andate alla Cantina das freiras (Travessa do Ferragial 1), un self-service gestito da una confraternita di suore.

Le sorelle ne sono gelose e non amano i turisti, se volete depistarle…

martedì 4 novembre 2008

UNA LEZIONE DI VINI PORTOGHESI

- Signor Domingos, in quale zona di Lisbona si bevono i peggiori vini portoghesi?
Nei ristoranti del Bairro Alto, roba pessima a prezzi eccessivi.
- E i migliori?
Beh, venite in una garrafeira

Garrafeira: da garrafa, bottiglia. Assortite ed eleganti rivendite di alcolici dove l’ultimo dei commessi è un esperto sommelier.

- Cosa deve sapere uno straniero sui vini portoghesi?

Deve sapere che in Portogallo abbiamo una straordinaria varietà di climi: dalle fredde montagne del Douro alle colline soleggiate del basso Alentejo ci sono 700 chilometri di escursioni sorprendenti, complice l’oceano. E i vini conservano il carattere della terra di origine. Scendendo da nord verso sud perdono aggressività e acquistano dolcezza, corposità.
- Eppure il Porto è un vino dolce…
Già, ma dopo 10, 20, o 30 anni di invecchiamento.

Un po’ per la rarità delle bottiglie vendute, o soltanto per la bellezza delle esposizioni, ogni enoteca lisboneta merita una visita, ma la Garrafeira Internacional di José Domingos, in Rua da Escola Politécnica 15 (Principe Real), ha qualcosa di speciale…

- Signor Domingos, cosa ha di speciale la sua garrafeira?

È piccola, come una cantina privata. Se il cliente viene schiacciato dall’offerta non riuscirà ad orientare le sue scelte. Noi inoltre lo aiutiamo coi consigli, con le degustazioni.
- Io entro e ho appena 10 euro in tasca. Lei mi indica la strada per il discount più vicino?
10 euro? Per un buon vino ne bastano la metà, ma spesi bene.
- Quali sono le difficoltà principali del suo mestiere?
Non potendo concorrere coi prezzi imposti dai supermercati devo scoprire produttori non affermati, ma di elevato livello. In questo periodo stiamo lanciando l’Anima, un vino della regione di Setúbal tagliato col Sangiovese italiano.
- Il miglior vino portoghese conosciuto all’estero.
Eh, il Porto Vintage.
- Il peggiore?
Il Mateus Rosé, un vino da aperitivo odiato dai portoghesi, ma richiestissimo nel resto dell’Europa.
- In Portogallo i giovani conoscono i vini?

Iniziano a farsi una cultura, ma non so se si tratti di passione autentica o di un fatto di tendenza.
- Ecco, non c’entra molto, ma…parlando di birre: perché i portoghesi bevono soltanto Sagres e Super Bock?
Storicamente è dovuto al protezionismo di Salazar. Poi, dopo la rivoluzione, entrambi i marchi hanno intrapreso un’attività promozionale che non ha permesso ad altre industrie di inserirsi nel nostro mercato.
- Infine: immagini una cena romantica a base di pesce. Potendo spendere soltanto 20 euro per una bottiglia, lei cosa sceglierebbe?
Ho cominciato la mia carriera come degustatore di bianchi e non mi trova impreparato: un Alvarinho di Monção, un vino della regione del Minho.

Con José Domingos: “Sandro, è sicuro che non le rovini la foto?”

sabato 1 novembre 2008

IL RESTYLING DI MULTINHO

Il simpaticissimo Multinho, che coi suoi occhioni, i guanti bianchi e le spadrillas ai piedi ha animato per 18 anni i Multibancos portoghesi (i bancomat) ci ha lasciati, ed è asceso al paradiso delle mascotte, insieme a Fido Dido, il Super-tele-gattone e l’ippopotamo della Pampers.

Il vecchio Multinho

Al suo posto appare un logo senza scorza, con un sorriso di circostanza e le mani alzate, quasi come se prelevando volessimo rapinarlo.

Il nuovo Multinho

Addio, vecchio Multinho, sono certo che da studente, quando avevo 15 euro nella Post Pay e te ne chiedevo 20, i 5 in più li aggiungevi di tasca tua.

giovedì 30 ottobre 2008

LE VECCHIE SCALE DI LISBONA

C’è il boulevard alla parigina, la cabina telefonica alla londinese e (scusate se è poco) l’antica scala lisboneta. Ogni capitale ha i suoi elementi architettonici ricorrenti, spesso dettagli, che da un quartiere all’altro contribuiscono a creare una certa “uniformità di atmosfere”.
I più tradizionali esercizi commerciali di Lisbona pubblicizzavano i loro articoli mediante targhe colorate poste tra i gradini delle vecchie scale di accesso.
E così, ad esempio, entrando al numero 93 di Praça do Rossio veniamo informati che al Deposito da Covilha è possibile acquistare capi in seta (sedas), cotone (algodões), velluto (veludos) e lana sia per uomini che per donne.

mercoledì 29 ottobre 2008

UN GENIO METROPOLITANO

“Pedro è il cieco di Areeiro. Col bastone e la cassetta dell’elemosina ha inventato uno strumento a percussione, che batte a ritmi serrati, sulle carrozze della metropolitana di Lisbona. Dalla prima all’ultima corsa a mendicare moedinhas pretas, monete scure, come i portoghesi chiamavano i centesimi dello scudo, fatti in ottone, e ancora oggi chiamano i centesimi dell’euro”.

Così iniziava Cieco contro zoppo, il racconto che apre questo blog.
Pedro è un nome di finzione, ma il personaggio esiste realmente.
Da tempo lo stavo cercando, e lunedì, con la videocamera e le batterie cariche l’ho incontrato sulla linea blu, tra le stazioni di Parque e Marquês de Pombal.
Comunque si chiami, questo ragazzo è un genio metropolitano.

martedì 28 ottobre 2008

PIANO BAR, MA IN FARMACIA

Immaginate di entrare in farmacia per acquistare una confezione di tachipirine, frettolosi, perché a casa c’è il nonno influenzato che vi aspetta, e di ritrovarvi stregati per un’ora dai brani di Chopin, o di Miles Davis, suonati dal vivo da un esperto concertista.
A Lisbona accade ogni giorno dalle 13.00 alle 14.00 nella Farmácia Açoreana di Largo do Conde Barão, dove tre pianisti si alternano nel corso della settimana. I clienti arrivano ignari e poi fingono di interessarsi a colluttori e lozioni per i capelli per assistere all’intero concerto vagando tra gli scaffali.
“Ho studiato pianoforte per cinque anni al conservatorio”, mi rivela il dottor Carlos Quelhas, proprietario della farmacia, “e nel 2006, dopo la ristrutturazione dei locali, ho voluto offrire ai passanti questa forma gratuita di divulgazione musicale”.
Ma esiste un legame tra i pezzi eseguiti e l’ambiente farmaceutico?
Joaquim, il pianista del lunedì, mi risponde nel bel mezzo di uno swing: “Le note sono sempre terapeutiche, e così scegliamo in libertà: io prediligo il repertorio classico, mentre Catherine e Vera, le mie colleghe, vanno sul jazz e la musica leggera. L’unica raccomandazione che ci ha dato il dottor Quelhas è quella di moderare il volume: uno che soffre di emicrania cronica e arriva per comprarsi il Valium di sicuro non gradirebbe Rachmaninov a palla…”

Joaquim durante il concerto di ieri

lunedì 27 ottobre 2008

ALTRI AZULEJOS

Una cicogna atterra sulla riva di un lago…

…e offre un sigaro a una rana (particolare della prima foto).

Il vizioso anfibio accetta, si rituffa in acqua e chiede da accendere a un passante.

Questi azulejos oggi sarebbero illegali, perché promuovono il tabagismo, ma nel 1894, quando il pittore Rafael Bordalo Pinheiro li collocò attorno all’ingresso della Tabacaria Mónaco (al numero 21 del Rossio), rappresentarono una novità straordinaria. Per la prima volta nella storia dell’arte portoghese le tipiche mattonelle di ceramica uscirono dalle chiese e dagli interni dei palazzi signorili per adibire a una funzione non esclusivamente decorativa, ma anche commerciale. E così agli inizi del ‘900 le moderne attività che si svilupparono nei pressi dello scalo portuale di Cais do Sodré (ferramenta, empori, società di import-export) si arricchirono di insegne composte proprio da azulejos.

Casa dos Parafusos (viti), in Largo do Conde Barão

Drogaria (ferramenta) Alves & Almeida, in Rua do Corpo Santo

Nell’ultimo decennio, mediante la commissione di coloratissimi “arredi urbani” la Câmara Municipal ha riscattato l’immagine degli azulejos, che dalle bancarelle per turisti (tutti ne comprano uno con l’iniziale del proprio nome) sono finiti sulle pareti di sottopassaggi e raccordi stradali.

Avenida Infante Santo

Incrocio tra l’Avenida Infante Santo e l’Avenida 24 de Julho

Ci sono addirittura quei lisboneti che ne fanno un “uso privatistico”. È il caso di un’anziana signora residente in Rua da Vitória, che dopo essersi ripresa da una lunga malattia ha voluto avvertire e ringraziare gli abitanti del quartiere, accollandosi un’ingente tassa mensile per le affissioni pubbliche.

martedì 21 ottobre 2008

CARAVAGGIO AL MINIPREÇO

Quando a Lisbona volete rincontrare una persona non fate i piantoni al Rossio o a Praça Camões (1), bensì appostatevi davanti al Minipreço di Largo do Calhariz. Se il “vostro uomo” abita in Bica o al Bairro Alto al 100% entrerà in questo economicissimo discount tra le cinque e le sette del pomeriggio. È un fenomeno che Alessandro Polini, un mio ex coinquilino, spiegava così: gli abitanti del quartiere, tutti Erasmus o ispirati brasiliani che vivono di espedienti, hanno un budget giornaliero che raramente supera i 10 euro, e da qui la necessità di rifornirsi prima di ogni cena.
Il Caravaggio, che fece l’Erasmus a Lisbona nel 1594, restò molto affascinato da questo abito locale, al punto da volergli dedicare un’opera giovanile rimasta inedita finora.
La “Natura morta coi tortiglioni”, che Il Cielo sopra Lisbona ha l’onore di presentare al mondo, rappresenta la tipica spesa del Minipreço boy.

Oltre alla stessa mela bacata che troveremo nella celebre Canestra di frutta, il Merisi dipinge l’intero kit per la pasta al tonno e una bottiglia di Super Bock. Il quadro ha una valore inestimabile, ma è facilmente riproducibile con 2 euro e 65.

(1): Rossio e Praça Camões sono le piazze più affollate del centro di Lisbona.