domenica 30 novembre 2008

GRAFFITI IN REDAZIONE

Fino agli anni ’60 i principali quotidiani portoghesi avevano sede nel Bairro Alto. Alcune strade, come Rua de O Século e Rua Diário de Notícias, rievocano le omonime testate che un tempo vi operavano.
Al 103 di Rua do Norte c’era la redazione de A Capital, che da giovedì scorso, dopo un lungo abbandono, ospita il Visual Street Performance, uno dei primi esperimenti mondiali di “graffiti in galleria”. Sette writers lisboneti hanno ottenuto dalla Câmara Municipal la concessione di questo spazio fatiscente per trasferire la loro arte dall’aperto al chiuso. Ecco come l’hanno trasformato.

(Lisbona pulita fuori putrida dentro)

giovedì 27 novembre 2008

CONTROCORRENTE

Ieri per la prima volta ho risalito il Tejo dalla stazione fluviale di Belém fino a Cacilhas.
Ragazzi, che esperienza…

Biglietto 81 centesimi.

martedì 25 novembre 2008

POIS CAFÉ, IL BAR ALLA FINE DI UN VIAGGIO

“Al termine della seconda guerra mondiale i bambini austriaci rimasti orfani furono affidati a famiglie benestanti di tutta Europa. Mia madre finì in Portogallo, e tornò a Salisburgo molti anni dopo. Concluso il liceo decisi di visitare questo paese, spinta dai suoi racconti. Arrivai a Lisbona e ne rimasi incantata”.

Barbara ha 35 anni, e dal novembre 2004 insieme all’amica Catherine gestisce ad Alfama il Pois Café, in un ex magazzino del the di epoca pombalina che tra gli scaffali e le pareti mostra le tracce di un lungo viaggio: foto di Parigi e Barcellona, riviste internazionali, grammatiche e guide turistiche di mezzo mondo.

“Nel 2002 io e Catherine lasciammo l’Austria con l’obiettivo di scoprire un posto per vivere e aprire una nostra attività. Dopo due anni di itinerari tra l’Europa e il Sud America mi ricordai di quella vacanza lisboneta, e proposi alla mia ‘socia’ di seguirmi fino all’oceano”.

Pois è una congiunzione con tanti significati. Si utilizza per rafforzare un sim o un não, o per esprimere una vaga accondiscendenza al nostro interlocutore.
“Cattivo tempo oggi, vero?”
“Pois…”

Il Pois Café, in Rua São João da Praça 95, di fronte alla cattedrale

Perché vi fermaste proprio a Lisbona?

Per il mare e l’atmosfera intima dei suoi quartieri, “villaggi” in una capitale. Poi il basso costo della vita ci avrebbe permesso di affittare un locale e di arredare il bar senza enormi investimenti.
Quanto avete speso?
90.000 euro, soldi che ci hanno prestato le nostre famiglie.
Tra i giovani austriaci è comune andare all’estero alla ricerca di esperienze?
Non tanto come tra i tedeschi, ad esempio. Io sono stata condizionata dalle scelte dei miei amici, usciti tutti dopo l’università.
Che tipo di novità ha rappresentato il vostro bar per Lisbona?
Non esisteva uno spazio così grande dove oltre a mangiare cibi fatti in casa fosse possibile leggere un libro, studiare o andare su Internet. Fra i nostri clienti abbiamo molte famiglie, che vengono qui perché i bambini possono correre e giocare a volontà.
Perché avete scelto Alfama?
Non volevamo alimentare la scena ‘trendy’ e ‘fancy’ dei locali del Bairro Alto o dello Chiado. Inoltre è la zona della città in cui gli aspetti della cultura popolare si sono conservati meglio.
Cosa consigli di assaggiare a chi entra da voi per la prima volta?
Le nostre specialità sono i dolci austriaci, come l’appelstrudel, la Sachertorte e la Linzertorte, fatta con le nocciole e il ribes.
Perché avete chiamato il bar Pois?
È una parola che in austriaco non ha alcun corrispettivo, così c’abbiamo messo un sacco a capirla. Poi però ci ha conquistate, perché in qualunque contesto esprime affermazione, positività.
Cosa ti piace meno di Lisbona e del Portogallo?
Il maschilismo. All’inizio gli abitanti del quartiere pensavano che dietro alla nostra attività ci fosse qualcosa di strano, perché siamo straniere, ma soprattutto ragazze. Si sono tranquillizzati soltanto dopo che mio padre è andato in pensione ed è venuto ad aiutarci per alcuni mesi.

lunedì 24 novembre 2008

LEZZIONI DI ITALIANO PER NEGOZZI PORTOGHESI

Su "zio-zia-zie" e "Manzoni" non va la doppia zeta.

sabato 22 novembre 2008

UN MONDO MIGLIORE È IMPOSSIBILE

Cristo Rei, Almada (sponda sud del Tejo): illuminazione di Natale.

giovedì 20 novembre 2008

NEL TRIANGOLO DEI MARINAI

Si dice che solo a quest’incrocio si parli ancora il vecchio calão, il dialetto dei bassi fondi. Due strade e una piazza, nel cuore del decaduto quartiere portuale di Lisbona, Cais do Sodré, dove le leggende si mescolano allo squallore. Rua do Corpo Santo, Rua Nova do Carvalho e Praça de São Paulo, un tempo la Broadway dei marinai, oggi patetica messa in scena dei tempi che furono. Anziane prostitute, storpi, alcolizzati e malavitosi di mezza tacca si riuniscono ogni notte nei quattro locali che hanno resistito al tramonto di quell’epoca.

“Cosa? Non lo so, ma ti chiamo una donna che lavora qui da trent’anni”, mi dice la barista dell’Oslo.
“Maria, Maria!”, urla con la voce roca.
Dal fondo della sala appare una prostituta, con una grossa scollatura, una maglia di cotone marrone sulle spalle e il viso segnato dalle rughe. Si siede accanto a me su uno sgabello di fronte al bancone.
“Che vuoi Joana?”
“Questo ragazzo mi ha chiesto perché tutti i locali qui intorno hanno il nome di una città del nord Europa. Tu lo sai?”
La donna mi stringe una mano, e il suo sguardo materno, ma carico di malizia, mi trova in difficoltà.
“Per attrarre i marinai stranieri, che fino agli anni ’70 venivano qui a cercare sesso e whisky a basso prezzo. Erano tutti inglesi, danesi e norvegesi quegli zozzi. Uno vedeva un bar col nome della sua capitale e per patriottismo c’entrava dentro, hai capito? Poi hanno aperto quel porto lì, Santa Apolónia, e qui siamo rimasti senza un soldo per campare”.
“E adesso come fate a tirare avanti? Chi sono i vostri clienti?”
“Gente nostalgica, qualche portoghese che da allora non ha mai perso il vizio. Non si sono rinnovati loro e come vedi non ci siamo rinnovate neanche noi”.

martedì 18 novembre 2008

21 COLAZIONI (Terza settimana)

Prima settimana
Seconda settimana

Torna a grande richiesta la rubrica che ingrassa, sospesa d’urgenza per motivi d’equilibrio glicemico. I 7 portoghesissimi dolci di questa settimana evocano personaggi noti della storia o del mondo dello spettacolo. Buona digestione!

Lunedì
Mal pronunciato mi ricorda Platinette.

Martedì
Beh, Francesco Guccini!

Mercoledì
Per assonanza: Alì Babà!

Giovedì
Facile, il Giuseppone nazionale…

Venerdì
Kabir Bedi, la tigre di Mompracem.

Sabato
Bud Spencer & Terence Hill

Domenica

Appuntamento alla prossima settimana!

sabato 15 novembre 2008

LISBONA DICE “NÃO” ALLA GELMINI

A Lisbona non ci facciamo mancare niente.
Ieri mattina, in concomitanza con la manifestazione nazionale di Roma, 51 studenti Erasmus legati a un forum Facebook hanno protestato davanti all’ambasciata italiana contro il decreto Gelmini.
Nonostante i ripetuti cori “Alla finestra, ambasciatore alla finestra…”, Luca del Balzo, Duca di Presenzano, ha rifiutato l’incontro con una rappresentanza, e un suo funzionario, sceso a raccogliere il documento prodotto dai ragazzi, ha domandato: “Ma perché siete qui? Il corteo di Roma? E per cosa?”
Ecco un video con alcune immagini della manifestazione.



Tra i dimostranti non sono mancati i personaggi. Da segnalare un inglese arrivato con la bandiera di un sindacato portoghese, un coreano munito di riso per eventuali lanci ai poliziotti e un sovversivo milanese del “CHEntro sociale Subbuglio”, Erasmus all’Universidade Lusiada di Cais do Sodré. Col volto coperto si è lasciato fotografare, dettandomi pure la didascalia:

“Vedi questa bottiglia? Può essere una birra Sagres o può essere una molotov. Oggi è stata una Sagres”.

venerdì 14 novembre 2008

IL DESSERT DEI SAMURAI

Se in portoghese il sostantivo “dolce” si dice bolo, in giapponese rōmaji (scritto cioè in caratteri latini) si traduce con bōro, e la somiglianza non è casuale. Furono proprio i missionari lusitani che esportarono l’arte pasticcera nel Sol Levante, quando nel 1543 si presentarono ai Samurai donandogli il Pão-de-Ló, una sorta di pan di Spagna. La ricetta originale, che nel corso dei secoli si conservò nella regione di Nagasaki, fu presto dimenticata in occidente, e ad oggi l’unico portoghese in grado di riprodurla è lo chef Paulo Duarte, che nel 1991 si trasferì in Giappone per amore.
Ieri pomeriggio ho incontrato sua moglie Tomoko nel Salão de Chá (sala da the) Luso-Japonês, in Rua da Alfândega 120, a due passi dal Terriero do Paço.
“Anch’io sono una cuoca, e alla fine degli anni ’80 venni a Lisbona per apprendere le tecniche della cucina portoghese, e così conobbi Paulo. Quando tornai a Nagasaki con lui gli feci conoscere il Pão-de-Ló, che noi chiamiamo Kasutera, e ne rimase talmente colpito da volerlo ‘riportare’ in Portogallo. Pensa, i Samurai pur di mangiarlo infrangevano i precetti del buddhismo, che vieta l’uso delle uova. Ma doveva essere una gran schifezza: in Giappone ancora non esistevano i forni come in Europa!”

Tomoko Duarte e un vassoio con le tre varietà di Pão-de-Ló: semplice, al the verde e alla cioccolata.

mercoledì 12 novembre 2008

BACK TO BLOG

Cari tutti,
avrei troppe giustificazioni da darvi, e invece preferisco scusarmi subito con voi.
Insomma...back to blog!
Almeno fino al suo primo anniversario.
A presto,
Sandro.

sabato 8 novembre 2008

E TRAMONTA IL CIELO SOPRA LISBONA

So che i blog non chiudono, ma sfumano lentamente.
Io però voglio salutare tutti e ringraziarvi per i commenti e la compagnia che mi avete fatto durante questi mesi.
Chiudo perché ho perso entusiasmo e non trovo più formule originali per raccontare Lisbona.
Ho scelto di ritornare in Italia molto presto, e nonostante mi sforzi di riscoprire la città ogni giorno, i miei pensieri si concentrano sul futuro e non sul presente.
Poi ringrazio tantissimo Vincenzo, il Klaus Davi del blog, che da Londra mi ha sostenuto ogni giorno coi suoi mille consigli, la pazienza e l’aiuto tecnico.
Grazie ad Antonio per i video, quante risate al Castelo de São Jorge mentre giravamo “Rovine”.
Grazie infine ad Hassan, il pakistano dell’internet point di Rua do Poço dos Negros, che avendo mantenuto a 50 centesimi la tariffa oraria mi ha permesso di pubblicare 126 post. È con lui che ho deciso di apparire nell’ultima foto.
Un abbraccio di cuore,
Sandro.

giovedì 6 novembre 2008

UN POSTO PER MANGIARE

Ho ricevuto degli accessi con chiave di ricerca "Lisbona Posti Cucina Economica".
Boh, provate qua...

mercoledì 5 novembre 2008

ESPLANADAS NASCOSTE

Siete indomiti frequentatori di miradouros (o esplanadas: belvedere pubblici) e pensate di avere ammirato Lisbona da ogni sua angolazione? Rimettetevi in cammino, ci sono due segreti che la città tiene ben custoditi…

1) Salite al nono piano dei grandi magazzini Pollux (Rua dos Fanqueiros 276), attraversate il reparto valigie e troverete un bar che combina il miglior panorama della Baixa col caffè più economico, 50 centesimi.

I dipendenti ne sono gelosi e non amano i turisti, se volete depistarli indossate anche voi una camicia bianca a righe blu e un paio di zoccoli olandesi.

2) Se invece desiderate pranzare tra i tavoli di una terrazza con vista sul Tejo per soli 6 euro, andate alla Cantina das freiras (Travessa do Ferragial 1), un self-service gestito da una confraternita di suore.

Le sorelle ne sono gelose e non amano i turisti, se volete depistarle…

martedì 4 novembre 2008

UNA LEZIONE DI VINI PORTOGHESI

- Signor Domingos, in quale zona di Lisbona si bevono i peggiori vini portoghesi?
Nei ristoranti del Bairro Alto, roba pessima a prezzi eccessivi.
- E i migliori?
Beh, venite in una garrafeira

Garrafeira: da garrafa, bottiglia. Assortite ed eleganti rivendite di alcolici dove l’ultimo dei commessi è un esperto sommelier.

- Cosa deve sapere uno straniero sui vini portoghesi?

Deve sapere che in Portogallo abbiamo una straordinaria varietà di climi: dalle fredde montagne del Douro alle colline soleggiate del basso Alentejo ci sono 700 chilometri di escursioni sorprendenti, complice l’oceano. E i vini conservano il carattere della terra di origine. Scendendo da nord verso sud perdono aggressività e acquistano dolcezza, corposità.
- Eppure il Porto è un vino dolce…
Già, ma dopo 10, 20, o 30 anni di invecchiamento.

Un po’ per la rarità delle bottiglie vendute, o soltanto per la bellezza delle esposizioni, ogni enoteca lisboneta merita una visita, ma la Garrafeira Internacional di José Domingos, in Rua da Escola Politécnica 15 (Principe Real), ha qualcosa di speciale…

- Signor Domingos, cosa ha di speciale la sua garrafeira?

È piccola, come una cantina privata. Se il cliente viene schiacciato dall’offerta non riuscirà ad orientare le sue scelte. Noi inoltre lo aiutiamo coi consigli, con le degustazioni.
- Io entro e ho appena 10 euro in tasca. Lei mi indica la strada per il discount più vicino?
10 euro? Per un buon vino ne bastano la metà, ma spesi bene.
- Quali sono le difficoltà principali del suo mestiere?
Non potendo concorrere coi prezzi imposti dai supermercati devo scoprire produttori non affermati, ma di elevato livello. In questo periodo stiamo lanciando l’Anima, un vino della regione di Setúbal tagliato col Sangiovese italiano.
- Il miglior vino portoghese conosciuto all’estero.
Eh, il Porto Vintage.
- Il peggiore?
Il Mateus Rosé, un vino da aperitivo odiato dai portoghesi, ma richiestissimo nel resto dell’Europa.
- In Portogallo i giovani conoscono i vini?

Iniziano a farsi una cultura, ma non so se si tratti di passione autentica o di un fatto di tendenza.
- Ecco, non c’entra molto, ma…parlando di birre: perché i portoghesi bevono soltanto Sagres e Super Bock?
Storicamente è dovuto al protezionismo di Salazar. Poi, dopo la rivoluzione, entrambi i marchi hanno intrapreso un’attività promozionale che non ha permesso ad altre industrie di inserirsi nel nostro mercato.
- Infine: immagini una cena romantica a base di pesce. Potendo spendere soltanto 20 euro per una bottiglia, lei cosa sceglierebbe?
Ho cominciato la mia carriera come degustatore di bianchi e non mi trova impreparato: un Alvarinho di Monção, un vino della regione del Minho.

Con José Domingos: “Sandro, è sicuro che non le rovini la foto?”

sabato 1 novembre 2008

IL RESTYLING DI MULTINHO

Il simpaticissimo Multinho, che coi suoi occhioni, i guanti bianchi e le spadrillas ai piedi ha animato per 18 anni i Multibancos portoghesi (i bancomat) ci ha lasciati, ed è asceso al paradiso delle mascotte, insieme a Fido Dido, il Super-tele-gattone e l’ippopotamo della Pampers.

Il vecchio Multinho

Al suo posto appare un logo senza scorza, con un sorriso di circostanza e le mani alzate, quasi come se prelevando volessimo rapinarlo.

Il nuovo Multinho

Addio, vecchio Multinho, sono certo che da studente, quando avevo 15 euro nella Post Pay e te ne chiedevo 20, i 5 in più li aggiungevi di tasca tua.