martedì 9 dicembre 2008

KAL ROBSON, UN CHITARRISTA BRASILIANO A LISBONA

Nei bar del centro di Lisbona la musica dal vivo è quella brasiliana. Giovani cantanti e strumentisti arrivano in Portogallo col sogno di affermarsi nel mercato europeo, o soltanto in cerca di un lavoro.
Kal Robson è di Belo Horizonte, ha 40 anni e da maggio suona nella terrazza dell’Elevador de Santa Justa, un ascensore panoramico di 45 metri costruito nel 1902 per collegare la Baixa al Carmo, oggi meta obbligata dei turisti.
Seduto tra le casse di arance della caffetteria e un tavolo su cui appoggia l’amplificatore, i dischi in vendita e un piatto per le offerte, Kal spazia dai brani classici del repertorio brasiliano a pezzi di samba funk composti da lui.

“Sandro, faccio un’altra canzone e ci sediamo a parlare, ok?”
“Sì, ti filmo. Cosa suoni?”
Colombina di Ed Motta, la conosci?”



Come hai imparato a suonare la chitarra?
A Belo Horizonte è come il pallone, si apprende da bambini. Iniziai a undici anni con mio padre, e a quindici davo lezioni per pagarmi il conservatorio. Poi frequentando la chiesa evangelica mi inserii in un gruppo di musica gospel, dove cominciai a suonare anche il basso, la tromba e il pianoforte.
Quando hai deciso di fare il musicista per professione?
Abbandonai gli studi dopo il liceo per unirmi a un complesso che suonava durante i matrimoni in tutta la regione di Minas Gerais. Così, viaggiando, ebbi l’opportunità di conoscere altri musicisti coi quali stabilivo delle collaborazioni. I vari compensi che raccoglievo mi permettevano di essere autonomo.
Come sei arrivato in Portogallo?
Tramite mio cognato che vive a Lisbona, nel 2003 ricevetti un invito dai Balubú, un complesso di Almada che ho lasciato alla fine del 2007 per dedicarmi allo studio di nuovi generi.
Per la tua carriera è stato utile uscire dal Brasile?

È un paradosso, ma il pubblico più attento alle nuove tendenze della musica brasiliana è quello europeo. Sì, se non vuoi appiattirti sul genere commerciale devi venire qua.
Quali artisti consigli a chi vuole conoscere il meglio dell’attuale scena brasiliana?
Io adoro Lenine, Ana Carolina e Jorge Vercilio, che mescolano e riadattano in chiave moderna i ritmi della nostra tradizione sonora.

Kal Robson e l’Igreja do Carmo sullo sfondo

Cosa offre Lisbona a un musicista?
In positivo il contatto coi generi africani ed europei, in negativo la povertà del mercato discografico. Il Portogallo è un paese che non riesce a rinnovare la sua identità musicale. Il mio sogno è quello di andare in Francia, in Spagna o in Italia per incidere un disco.
Ti piace suonare in questa terrazza fra i turisti?
Sì, tanto. Per me l’Elevador è un banco di prova, un’Europa in miniatura. Qui arrivano persone di tutte le nazionalità, e ho modo di vedere come un russo, un tedesco o un finlandese recepiscono un mio pezzo. Poi si fanno incontri interessanti: ieri la direttrice di un festival andaluso mi ha invitato a suonare per il mese prossimo.
Quanto guadagna un bravo musicista che suona nei locali di Lisbona?
Tutti noi prendiamo circa 100 euro a serata, ma in un mese è difficile andare oltre i 1000.
Perché tanti giovani brasiliani continuano a emigrare verso l’Europa?
Spinti dall’illusione di arricchirsi alcuni vengono a fare lavori che in Brasile non accetterebbero mai. È vero che da noi bastano 20.000 euro per poter comprare una casa, ma con uno stipendio basso e un affitto da pagare ci vogliono trent'anni per mettere da parte quella cifra.
Quale altro lavoro ti sarebbe piaciuto fare nella vita?
L’odontoiatra. Strano vero? Forse perché come il musicista anche lui si prende cura del sorriso della gente.

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