mercoledì 2 aprile 2008

IL LAVORO DI DÉLIO JASSE (Seconda parte)

Leggi la prima parte!

“Nel 1999, appena dall’Angola arrivai a Lisbona iniziai a contattare i parenti che vivevano qua. Mio cugino Aladino mi invitò a lavorare nella sua serigrafia, e così mi avviai all’apprendimento delle tecniche per stampare le immagini su qualsiasi supporto. Lui era anche un buon fotografo, e spesso gli chiedevo di insegnarmi i principi del mestiere, ma faceva sempre il vago. L’atelier però era frequentato da molti artisti che commissionavano lavori oppure li eseguivano personalmente utilizzando i nostri strumenti. Apprezzando le loro opere sviluppai il desiderio di crearne delle mie, e l’occasione concreta si presentò poco tempo dopo, appena mi regalarono una fotocamera digitale. Da autodidatta cominciai a riempire i primi album, e presto passai all’analogico. Poi nel 2003 mio cugino si trasferì in Mozambico e l’atelier passò al fotografo Jorge Bastos, che per me fu una guida fondamentale. Commentava i miei scatti e mi suggeriva come migliorarli, e passo dopo passo arrivai a fare le prime esposizioni. Allora dissi ad Aladino: ‘Vedi, tutto merito di Jorge, tu non mi hai mai voluto aiutare’. E lui: ‘No Délio, tutto merito tuo che hai avuto la passione per imparar da solo le basi. Un vero maestro non può seguire un perfetto ignorante”.
“E quindi non ti sei mai iscritto a una scuola di fotografia?”
“Solo per due mesi all’ARCO, che qui a Lisbona è la più rinomata. L’ho abbandonata perché gli insegnanti scoraggiavano la formazione di un punto di vista personale sulla fotografia. Ci spiegavano le tecniche, nient’altro”.
“E allora quali modelli hai seguito?”
“Per me il più grande di tutti è stato Man Ray, l’inventore del metodo del fotogramma, che permette di sovraincidere l’immagine di un oggetto sulla carta fotografica, creando effetti surreali”.
“In questo periodo hai anche progetti che non riguardano la fotografia?”
“Sì, ne ho uno che si chiama Everyday Life. Registro i suoni della nostra quotidianità e li metto in sequenza per raccontare una giornata comune attraverso i rumori. Si parte con la sveglia, poi c’è lo spazzolino da denti, la tazzina del caffè, il tram, e così via. Ho in mente di associare a questi effetti una fotografia che rappresenta un gruppo di persone in movimento in Praça da Figueira, una scena appartenente alla routine, proprio come quei suoni. Ecco, te li faccio ascoltare per qualche minuto”.
“Bene, allora li registro in un video”.



“Délio, questi rumori hanno un potere evocativo fortissimo. È domenica pomeriggio e sono qui, però mi sembrava di stare nel bagno di casa mia il lunedì mattina, e poi alla stazione di Rato dove prendo la metro”.
“Eh eh, non a caso li ho registrati proprio di lunedì mattina, che è il momento del risveglio di una città per eccellenza”.
“Senti, ma qual è la differenza principale tra un artista portoghese ed uno africano?”
“Al di là dei contenuti c’è uno sguardo differente sulle cose, e di conseguenza un diverso modo di rappresentarle. Ad esempio per un portoghese questo pacco di português vermelhas (sigarette, nda) è un oggetto comune, che a partire dall’infanzia fa parte della sua vita, come le patate. Per me no, è una nuova visione con la quale confrontarmi”.

Il video è disponibile anche sul canale youtube di ilcielosopralisbona.

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