martedì 4 marzo 2008

PER UN PUGNO DI ESCUDOS

- “Mi scusi, mi scusi tanto, non volevo offenderla, è che su internet ho letto…”
- “Non ti preoccupare, è colpa dei maledetti giornali portoghesi, quegli schifosi. Mi stavi dando la caccia eh? Da un’ora ti vedo fare domande a tutti i venditori. Pensavo: che diavolo cercherà quello lì che non si possa trovare alla Feira da Ladra? Ma chi sei? Un turista? Un giornalista? Come fai a sapere quella storia di vent’anni fa?”
- “No, vede, io sono italiano e scrivo…”
- “Eh? È arrivata pure in Italia quella dannata notizia? Come se non ne aveste già tante delle vostre. E va bene, te la racconto, così almeno scrivi la verità, se ti pare. Però amico niente foto e niente nomi, intesi?”

“Conosce il signor Vinagre? João Vinagre, è un bancarellista pure lui”. Così, su e giù per il Campo de Santa Clara, ma la replica è sempre uguale: “Cosa vende?”
Ma che domanda è? Alla feira vendono tutti le stesse cose!
“Bugigangas”, butto lì, cianfrusaglie.
E siccome in portoghese vinagre significa aceto, qualcuno mi dice che no, non lo conosce, ed è un vero peccato per la mia insalata.
Si fa tardi, e decido di giocarmi l’informazione taciuta per pudore. “Ecco, se può aiutarvi, so che lo chiamano ‘lo scemo della feira’, vi dice niente?” Al terzo tentativo, mi sento rispondere da dietro: “Sono io João Vinagre…e tu che accidenti stai cercando?”

Dà un morso al suo panino imbottito con la carne e comincia a parlare. “Io ho un’impresa edile, rimodello, faccio stucchi, e tiro su le case, da quarant’anni amico, tutto con queste mani. Aspetta che ti do il mio bigliettino da visita, tieni, e chiamami, perché ne avrai bisogno, non c’è lavoro che non sappia fare. Che ti dicevo? Ah, ecco, ma la mia vera passione sono i soldi, gli affari, e che male c’è? Mica vendo solo qua, la domenica vado pure ad Algés. Quello si che è un mercato, la Feira da Ladra ormai è una porcheria. Là trovi gli stessi venditori che vedi qui, però puliti e vestiti bene, e con roba buona, perché a comprare vengono i signori. Insomma, quando vado a ristrutturare catapecchie abbandonate, e a Lisbona ce ne sono tante, riempio dei sacchetti con tutto quello che trovo: fogliacci, giocattoli rotti, stoviglie arrugginite. Prendo tutto e lo rivendo qui alla feira. Ecco, una volta in mezzo a tutta quella robaccia trovo una carta ingiallita che mi sembra la ricevuta di un assegno, o la polizza di un’assicurazione. La porto qui e la rivendo a un inglese per 1000 scudi (1), giurando di aver fatto un affare, tanto che alla fine ci stringiamo la mano e gli lascio pure il bigliettino da visita, uguale a quello che ho dato a te. Non passa un mese che apro il giornale e a tutta pagina leggo: ‘João Vinagre, lo scemo della Feira da Ladra’. C’era una foto di quella maladetta cartaccia, ma altro che polizza, era una specie di banconota che circolava in India non so quanti secoli fa, una cosa rarissima. L’inglese l’aveva rivenduta a un’asta per 17.000 contos (2) portoghesi! 17.000 contos, capito? 85.000 euro di adesso! Come dite voi in Italia? Porca miseria! Feci causa al giornale per quel titolo, e quando qui alla feira mi sfottevano alzavo pure le mani. C’ho messo un paio d’anni per ritrovare pace. Ma scrivilo che Vinagre ha fatto pure grossi affari. Una volta ho venduto un album dei Beatles, quello con la copertina tutta bianca (White Album), per 3000 contos, aveva un numero di serie molto basso. Ma tu abiti qua a Lisbona? Guarda quel videogioco da bar, dammi 50 euro e te lo porti via. Per il trasporto non c’è problema, chiamo un mio nipote e te lo porta a casa col furgone”.


Il videogioco di João Vinagre. Per chi è interessato, 50 euro trattabili

(1): 1000 scudi = 5 euro
(2): 1 conto = 1000 scudi

1 commento:

Anonimo ha detto...

un'epopea struggente sugli sconfitti del commercio al dettaglio.
Ma l'illustre signor vinagre non imparò dai suoi errori. Quel videogiuoco è nientepopodimeno che "Irmasor" un pezzo unico portoghese uscito in pochi esemplari e subito dopo ritirato dal mercato per aver copiato in versione cattiva i draghi di bubble bobble. Tn