È nato 34 anni fa a Mileto (Vibo Valentia), ma è cresciuto a Milano. Poi, nel 1996, è venuto a Lisbona per un Erasmus, col suo contrabbasso. Oggi Francesco Valente è il musicista italiano più attivo sulla scena portoghese. Ha collaborato con artisti come Youssou N'dour e Tito Paris e ha inciso tre dischi con i Terrakota, una banda che mescola sonorità dell’Africa, dell’Europa e del Sud America apprezzata a livello internazionale.
L’ho incontrato sabato 15 Marzo al Bacalhoeiro prima di una sua performance da solista, in occasione di una serata dedicata alla cultura calabrese.
Cosa suonerai stasera?
Di recente ho fatto un viaggio in Bolivia, dove ho conosciuto alcuni piccoli strumenti ritmici che appoggiati alla cassa del contrabbasso producono effetti molto particolari. Il più strano è il kalimba, una tavoletta di legno con un pettine di asticelle metalliche flessibili, tipo scacciapensieri. Durante l’esibizione con l’aiuto di un’apparecchiatura elettronica a pedale registrerò questi suoni e li amplificherò in loop mediante le casse, per generare una specie di eco smorzata. In contemporanea saranno proiettate delle foto di Mileto risalenti all’inizio del ‘900 che ho trovato nell’album dei miei nonni.
Dopo l’Erasmus come hai deciso di rimanere a Lisbona?
Per evitare il servizio militare scelsi di lavorare un anno per un’associazione che dava sostegno agli abitanti delle favelas lisbonete, situate lungo le linee ferroviarie che portano a Sintra e a Cascais. Nel frattempo cambiò la legge sull’obiezione di coscienza, e fui costretto a continuare per altri due anni. Proprio in quel periodo iniziai le prime collaborazioni musicali che portarono alla nascita dei Terrakota, dei Tora Tora Big Band, degli Anonima Nuvolari e delle altre formazioni con le quali suono attualmente.
Il tuo percorso però è iniziato in Italia?
Sì, a Milano suonavo il basso in un gruppo metal, ma già col mio primo complesso portoghese, l’Orquestrinha da Pena, cominciai a sperimentare nuovi generi, approfittando della presenza di musicisti provenienti dalle ex colonie.
Si può dire che Lisbona è la capitale del musicista migrante?
È vero, è una condizione permanente del musicista che opera a Lisbona. Noi dei Terrakota ad esempio non solo abbiamo origini diverse, ma spesso andiamo negli altri continenti per apprendere sonorità sconosciute e importarle qua. Purtroppo questo aspetto non è sempre ben recepito all’estero, dove alle volte veniamo considerati come un qualunque gruppo portoghese, tanto che in alcuni concerti ci chiedono di suonare il fado. Ecco, ma il fado stesso, nato appena 80 anni fa, è una mescolanza di tre generi musicali non portoghesi: la morna capoverdiana, il lundun angolano e lo chorinho brasiliano.
Francesco Valente durante le prove al Bacalhoeiro
Da quale nazione europea arrivano a Lisbona la maggioranza dei musicisti stranieri?
In assoluto direi dalla Germania. In Alentejo(1) addirittura ci sono interi villaggi costituiti da hippie e freak tedeschi, attratti dal Portogallo in quanto frontiera culturale tra l’Europa, l’Africa e l’America Latina. E in effetti per i portoghesi stessi la vera Europa comincia oltre i Pirenei, non a caso da sempre vedono nella Francia il modello di nazione a cui ispirarsi.
Quest’incrocio di culture e generi musicali provenienti da tutto il mondo, fa di Lisbona una delle capitali europee della musica al pari di Londra e Berlino?
No, siamo molto lontani da quei livelli, e non perché manchino le risorse umane, ma perché non vengono organizzati eventi capaci di richiamare l’attenzione del grande pubblico. Inoltre le case discografiche portoghesi non possono contendere il mercato ai colossi inglesi e tedeschi. Qui per essere premiati col disco di platino basta vendere 10.000 copie, il bacino di pubblico è davvero ridotto.
(1): Regione centro-meridionale del Portogallo, prevalentemente rurale.
Link al myspace di Francesco
Link al sito dei Terrakota
mercoledì 26 marzo 2008
UN MUSICISTA MIGRANTE
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