giovedì 30 ottobre 2008

LE VECCHIE SCALE DI LISBONA

C’è il boulevard alla parigina, la cabina telefonica alla londinese e (scusate se è poco) l’antica scala lisboneta. Ogni capitale ha i suoi elementi architettonici ricorrenti, spesso dettagli, che da un quartiere all’altro contribuiscono a creare una certa “uniformità di atmosfere”.
I più tradizionali esercizi commerciali di Lisbona pubblicizzavano i loro articoli mediante targhe colorate poste tra i gradini delle vecchie scale di accesso.
E così, ad esempio, entrando al numero 93 di Praça do Rossio veniamo informati che al Deposito da Covilha è possibile acquistare capi in seta (sedas), cotone (algodões), velluto (veludos) e lana sia per uomini che per donne.

mercoledì 29 ottobre 2008

UN GENIO METROPOLITANO

“Pedro è il cieco di Areeiro. Col bastone e la cassetta dell’elemosina ha inventato uno strumento a percussione, che batte a ritmi serrati, sulle carrozze della metropolitana di Lisbona. Dalla prima all’ultima corsa a mendicare moedinhas pretas, monete scure, come i portoghesi chiamavano i centesimi dello scudo, fatti in ottone, e ancora oggi chiamano i centesimi dell’euro”.

Così iniziava Cieco contro zoppo, il racconto che apre questo blog.
Pedro è un nome di finzione, ma il personaggio esiste realmente.
Da tempo lo stavo cercando, e lunedì, con la videocamera e le batterie cariche l’ho incontrato sulla linea blu, tra le stazioni di Parque e Marquês de Pombal.
Comunque si chiami, questo ragazzo è un genio metropolitano.

martedì 28 ottobre 2008

PIANO BAR, MA IN FARMACIA

Immaginate di entrare in farmacia per acquistare una confezione di tachipirine, frettolosi, perché a casa c’è il nonno influenzato che vi aspetta, e di ritrovarvi stregati per un’ora dai brani di Chopin, o di Miles Davis, suonati dal vivo da un esperto concertista.
A Lisbona accade ogni giorno dalle 13.00 alle 14.00 nella Farmácia Açoreana di Largo do Conde Barão, dove tre pianisti si alternano nel corso della settimana. I clienti arrivano ignari e poi fingono di interessarsi a colluttori e lozioni per i capelli per assistere all’intero concerto vagando tra gli scaffali.
“Ho studiato pianoforte per cinque anni al conservatorio”, mi rivela il dottor Carlos Quelhas, proprietario della farmacia, “e nel 2006, dopo la ristrutturazione dei locali, ho voluto offrire ai passanti questa forma gratuita di divulgazione musicale”.
Ma esiste un legame tra i pezzi eseguiti e l’ambiente farmaceutico?
Joaquim, il pianista del lunedì, mi risponde nel bel mezzo di uno swing: “Le note sono sempre terapeutiche, e così scegliamo in libertà: io prediligo il repertorio classico, mentre Catherine e Vera, le mie colleghe, vanno sul jazz e la musica leggera. L’unica raccomandazione che ci ha dato il dottor Quelhas è quella di moderare il volume: uno che soffre di emicrania cronica e arriva per comprarsi il Valium di sicuro non gradirebbe Rachmaninov a palla…”

Joaquim durante il concerto di ieri

lunedì 27 ottobre 2008

ALTRI AZULEJOS

Una cicogna atterra sulla riva di un lago…

…e offre un sigaro a una rana (particolare della prima foto).

Il vizioso anfibio accetta, si rituffa in acqua e chiede da accendere a un passante.

Questi azulejos oggi sarebbero illegali, perché promuovono il tabagismo, ma nel 1894, quando il pittore Rafael Bordalo Pinheiro li collocò attorno all’ingresso della Tabacaria Mónaco (al numero 21 del Rossio), rappresentarono una novità straordinaria. Per la prima volta nella storia dell’arte portoghese le tipiche mattonelle di ceramica uscirono dalle chiese e dagli interni dei palazzi signorili per adibire a una funzione non esclusivamente decorativa, ma anche commerciale. E così agli inizi del ‘900 le moderne attività che si svilupparono nei pressi dello scalo portuale di Cais do Sodré (ferramenta, empori, società di import-export) si arricchirono di insegne composte proprio da azulejos.

Casa dos Parafusos (viti), in Largo do Conde Barão

Drogaria (ferramenta) Alves & Almeida, in Rua do Corpo Santo

Nell’ultimo decennio, mediante la commissione di coloratissimi “arredi urbani” la Câmara Municipal ha riscattato l’immagine degli azulejos, che dalle bancarelle per turisti (tutti ne comprano uno con l’iniziale del proprio nome) sono finiti sulle pareti di sottopassaggi e raccordi stradali.

Avenida Infante Santo

Incrocio tra l’Avenida Infante Santo e l’Avenida 24 de Julho

Ci sono addirittura quei lisboneti che ne fanno un “uso privatistico”. È il caso di un’anziana signora residente in Rua da Vitória, che dopo essersi ripresa da una lunga malattia ha voluto avvertire e ringraziare gli abitanti del quartiere, accollandosi un’ingente tassa mensile per le affissioni pubbliche.

martedì 21 ottobre 2008

CARAVAGGIO AL MINIPREÇO

Quando a Lisbona volete rincontrare una persona non fate i piantoni al Rossio o a Praça Camões (1), bensì appostatevi davanti al Minipreço di Largo do Calhariz. Se il “vostro uomo” abita in Bica o al Bairro Alto al 100% entrerà in questo economicissimo discount tra le cinque e le sette del pomeriggio. È un fenomeno che Alessandro Polini, un mio ex coinquilino, spiegava così: gli abitanti del quartiere, tutti Erasmus o ispirati brasiliani che vivono di espedienti, hanno un budget giornaliero che raramente supera i 10 euro, e da qui la necessità di rifornirsi prima di ogni cena.
Il Caravaggio, che fece l’Erasmus a Lisbona nel 1594, restò molto affascinato da questo abito locale, al punto da volergli dedicare un’opera giovanile rimasta inedita finora.
La “Natura morta coi tortiglioni”, che Il Cielo sopra Lisbona ha l’onore di presentare al mondo, rappresenta la tipica spesa del Minipreço boy.

Oltre alla stessa mela bacata che troveremo nella celebre Canestra di frutta, il Merisi dipinge l’intero kit per la pasta al tonno e una bottiglia di Super Bock. Il quadro ha una valore inestimabile, ma è facilmente riproducibile con 2 euro e 65.

(1): Rossio e Praça Camões sono le piazze più affollate del centro di Lisbona.

domenica 19 ottobre 2008

28 COLAZIONI (Seconda settimana)

Prima settimana

Torna l’appuntamento domenicale coi dolci portoghesi, un album fotografico dei 35 bolos della prima colazione che vi permetterà di entrare in pastelaria con le idee chiare. I 7 prescelti di questa settimana hanno in comune il design “evocativo”: le forme e i colori rimandano a oggetti, personaggi e stati d’animo esterni al contesto dolciario. È vero, anche in Italia abbiamo “il fungo”, “il diplomatico” e “i brutti ma buoni”, guardate però di cosa sono capaci i maestri lusitani, in bilico tra l’allegorico e il ripugnante…

Domenica
(Il rene). Così, per iniziare la giornata all’insegna del cannibalismo.

Lunedì
(La zampa di cervo). Un dolce in via di estinzione…

Martedì
(L’orecchio). E con questo concludiamo l’inquietante serie degli organi umani e animali.

Mercoledì
(Scacchi). In verità ricorda una scacchiera, ma la mattina tutti hanno voglia di parlare poco, e chiamarlo tabuleiro de casas claras e escuras (scacchiera in portoghese) sarebbe stato inopportuno.

Giovedì
(Brezza). In effetti a guardarlo mette un po’ di freddo, no?

Venerdì
Quando la glassa diventa una tunica bianca, è il pasticciere portoghese che compie il suo miracolo…

Sabato
(Il fazzoletto). È il cugino laico del Jesuíta.

Appuntamento a domenica prossima!

venerdì 17 ottobre 2008

IL MONOPOLI A LISBONA (Rubrica di imprevisti e probabilità)

IMPREVISTI
Siete finiti sul potente scarico d’aria di Praça Camões, sopra la metropolitana. Fate tre passi indietro per non mostrare l’ombelico, ma occhio ai tassisti.

PROBABILITÀ
Nel vostro giro notturno del giovedì (quando i lisboneti abbandonano per strada oggetti e mobili usati a beneficio dei passanti) avete trovato un vecchio PC in Rua da Bica. Portatelo a casa, magari funziona…

mercoledì 15 ottobre 2008

LETTERE A 2 TEMPI (Parigi - Londra)

Caro Enzo,
nell’ultima lettera sposti la discussione dalle città e dal nostro modo di viverle al “come raccontarle”, e tu, che dall’apertura del mio blog mi hai sempre sostenuto nello sforzo di trovare nuove formule per descrivere Lisbona, sai meglio di chiunque altro quanto mi appassioni questo tema.
Giocando sullo stile provocatorio e farsesco che sta caratterizzando queste “Lettere a 2 tempi”, tracci una netta linea di confine: da una parte c’è il tuo metodo “ispirato”, da romantico poeta urbano, e dall’altra ci sono io, testimone asciutto al servizio della cronaca.
Ed è proprio sul ruolo che attribuisci a te stesso che voglio muoverti una critica: se eri intenzionato a farci condividere le emozioni del tuo bellissimo viaggio in Vespa, purtroppo non ci sei riuscito.
Non c’è una parola sui luoghi attraversati (Bastia, Marsiglia, Avignone…) e tutte le foto ritraggono te su sfondi poco interessanti. Al centro dell’attenzione hai messo l’impresa, e non i 1000 chilometri di paesaggi sconosciuti ai tuoi lettori. Niente di male, il web 2.0 abbonda di bloggers che si raccontano, ma bastava essere chiari dall’inizio e intitolare il portale “letsvincenzo” invece che “letsvespa”.
Nella lettera che mi hai scritto ho apprezzato molto le osservazioni sull’atteggiamento dei giovani parigini, schiavi del french lifestyle, impegnati a interpretare un ruolo sociale piuttosto che a vivere spontaneamente la proria vita: è originale, introduce una novità. Commetti invece un errore quando esprimi le tue sensazioni a Parigi abusando delle immagini stereotipate della ragazza con la baguette sotto braccio e della coppia che cena al chiaro di luna.
Vedi Enzo, secondo me è possibile far passare le emozioni che proviamo scoprendo le nostre città, ma non chiamandole per nome e aggettivandole, bensì ricreando quelle atmosfere attraverso i fatti.
Io non ho mai scritto che Alfama è pittoresca e che il fado scalda i cuori: non mi andava di portare Lisbona sulle bancarelle.
Al termine del tuo viaggio avrai capito che il mondo è assai diverso visto da una Vespa: i campi, l’asfalto e le persone incontrate per caso lungo il cammino sembrano i veri protagonisti della nostra vita. Sarei contento se tu continuassi il blog raccontandoci come è Londra vista dalla Vespa: se rinuncerai a mettere te stesso davanti a tutto e ascolterai la strada sarò il primo dei tuoi lettori.
Un abbraccio,
Sandro

lunedì 13 ottobre 2008

35 COLAZIONI (Prima settimana)

Tutti sanno che in Portogallo esistono 365 ricette per cucinare il baccalà, una per ogni giorno dell’anno. Ma il vero amigo fiel (amico fedele) dei lusitani è il bolo (dolce) della prima colazione. In ogni bar vendono gli stessi 35 tipi, e nessun’altra pasticceria europea dispone di un assortimento così vasto. Il problema è che non basta puntare l’indice al bancone ed esclamare: “Queria este bolo aqui”, perché ciascuno ha il suo nome. Lo straniero che vuole confondersi agli autoctoni deve memorizzarli, come i verbi irregolari. Durante i primi mesi dell’Erasmus, per venire incontro alle mie difficoltà linguistiche, ne avevo imparati soltanto 7, e un po’ per abitudine, un po’ per pigrizia, ho sempre preso quelli. Ieri pomeriggio però ho completato “l’album”: passeggiando sotto le arcate del Terreiro do Paço (come i lisboneti chiamano Praça do Comercio), ho fotografato i 35 pannelli dell’esposizione “O design da pastelaria semi-industrial portuguesa”, ognuno col nome, la ricetta e l’immagine gigante di un dolce da colazione. E affinché nei vostri futuri soggiorni portoghesi possiate avere risvegli meno monotoni dei miei, ho deciso di postarli: 7 alla volta per 5 settimane. Iniziamo proprio dai miei grandi classici (tra parentesi, se necessario, trovate la traduzione dei nomi).

Domenica(Pasticcino di panna). È il più famoso dolce portoghese, noto anche come pastel de Belém, la zona di Lisbona dove rimane l’antica e prestigiosa pastelaria che cominciò a produrli.

Lunedì(Dolce di riso). Il nome non inganni: non contiene né riso né derivati. È proprio dozzinale, ma dà una sensazione di gioia staccare con delicatezza la carta che lo avvolge.

Martedì(Pane di Dio). Spesso è ricoperto da scaglie di cocco, e i portoghesi lo mangiano col formaggio oppure misto (con formaggio e prosciutto).

Mercoledì(Portoghesizzazione dell’inglese cake). Ultimamente ne sto abusando…

Giovedì
Va forte misto.

Venerdì
(Palla di Berlino). Che dire, una bomba.

Sabato
Chiedete sempre una forchetta (garfo), le sgorgate di cioccolata sono ingestibili.

Appuntamento a domenica prossima!

venerdì 10 ottobre 2008

LETTERE A 2 TEMPI (Marsiglia - Avignone)

Leggi la prima lettera: Pisa – Marsiglia
Leggi la prima risposta di Enzo

Caro Enzo,
sono agli antipodi le nostre città quanto siamo contrapposti io e te, come bloggers e come vespisti.
Tu totalizzi 150 ingressi al giorno (cifre da blogstar!), io non vado sopra i 60.
Tu spettacolarizzi la tua incompetenza in fatto di motori e non sei in grado di smontare una candela, io mi sforzo di scovare notizie nella capitale più lessa d’Europa.
I tuoi lettori amano te (carismatico maestro del “volemose bene” e del “facciamo gruppo”) e si tormentano a scrivere in inglese pur di lasciare un commento, i miei adorano Lisbona e si espongono pochissimo.
Tu sfoggi un linguaggio stiloso e forse ti ispiri a Max Pezzali (definendo Londra “scorbutica e troia più che mai” imbocchi le atmosfere triviali del videoclip di “Un giorno così”), io non prendo licenze e la mia sintesi può infastidire.
Tu viaggi con Maccherone (grado zero della passione motoristica), io puntavo a Lisbona con Ciccio Cuzzola, uno che col cacciavite in mano fa miracoli.
Ma dopotutto io leggo te e tu leggi me, e quindi riconciliamoci e “volemose bene”, carismatico maestro.
Come sai lascerò Lisbona a dicembre, per cui non ti dirò cosa mi spinge a restare, piuttosto cosa mi ha spinto a tornare dopo l’Erasmus.
Ebbene sì, volevo nascondermi e ritardare ogni decisione sul mio futuro: quella patina di oblio e isolamento che avvolge il Portogallo è un richiamo fortissimo per un neolaureato che pretende “riflettere” le attenzioni da se stesso. Sono qua, arroccato ai margini dell’Europa.
Conclusi gli studi ti senti “con un mappamondo tra le mani” (parole tue), e la paura di atterrare male mi ha dirottato su Lisbona, abbagliato dai fantasmi dell’Erasmus e in una comoda posizione di stand by.
E tu, sei capace di farti una simile autocritica?
A Pisa decantavi Shakespeare in calabrese e compravi manuali di fotografia erotica. Eri il bohemienne di Piazza Guerrazzi, millantavi di conoscere i vini e ti lasciavi fotografare così:



Sei stato il leader dei “sensibili”, un gruppo di aristofrick che in un delirio di incensi profumati e artigianato etnico blateravano di autocoscienza e senso della vita, citando il sociologo Alberoni e ascoltando i pezzi di Ornella Vanoni. Invitavi gente ai tuoi cineforum e alla fine aprivi il dibattito. Ecco, perché uno come te, così attratto dalle atmosfere intime e raccolte ha scelto di vivere a Londra, la città più dispersiva e individualista che ci sia?
In fondo Enzo una cosa in comune ce l’abbiamo: pure io e Ciccio durante il nostro viaggio in vespa ci siamo fermati ad Avignone. Al ristorante ti consiglio di evitare i menù turistici: servono la carne fredda.
Un abbraccio e buon proseguimento,
Bresci

Enzo risponderà all’indirizzo letsvespa.tumblr.com.

mercoledì 8 ottobre 2008

LETTERE A 2 TEMPI (Pisa - Marsiglia)

Caro Enzo,
inesperiente alla guida e male accompagnato (il nostro amico Maccherone non distingue una meringa da un ammortizzatore) sei ancora deciso a sperimentare il tuo PX 125 nell’audace tratta Pisa-Londra? Che dire, sappi almeno che in francese “è tutto sbiellato” si traduce con “c’est cassé”. Ce lo ripeteva impietoso il meccanico Fabrice, quando nell’infausto luglio 2006 il “cavallo da tiro” (con queste parole il presidente del Vespa Club di Pisa, il leggendario Roccia, definì il PX 150 di Ciccio Cuzzola alla vigilia della nostra partenza per Lisbona) ci tradì sulla salita di Roncisvalle. L’emblema mistico del fallimento di quel viaggio fu l’apparizione di un pellegrino diretto al cammino di Santiago, che col suo bastone e gli scarponi Canguro ci sorpassò mentre tentavamo di far ripartire la moto a strattoni.
Penso di sapere perché tra le mille soluzioni comode che avresti potuto adottare per trasferire la vespa a Londra ti sei gettato proprio sulla più difficile, e lo deduco dalle nostre esperienze di “emigranti per scelta”.
Tra l’Erasmus e le borse di studio vivo a Lisbona da due anni, e ogni volta che ritorno dall’Italia si smorza quel brivido di avventura e incertezza che animava i primi rientri. A Malpensa salgo sul mio Easy Jet e già conosco il gioco: quanti maglioni servono, quale stile di vita mi aspetta e che all’aeroporto prenderò il 44 con destinazione Cais do Sodré.
Tu ritorni a Londra in vespa perché un viaggio difficile rende la meta più desiderabile? Cerchi di ritrovare nel percorso la sana “paura” del primo volo per l’Inghilterra, quando ancora non avevi un lavoro e una casa? Oppure Londra è così sfaccettata e frenetica che non ti ci abitui mai?
So che il tuo arrivo è atteso per domenica notte sotto il Big Ben. A parte il cattivo gusto, lì non avete la ZTL?
Un abbraccio grande e buon viaggio,
Bresci


Enzo è partito stamattina da Pisa, e presto mi risponderà all’indirizzo letsvespa.tumblr.com, il suo blog di viaggio. Tappa dopo tappa discuteremo della vita da stranieri in due città agli antipodi, Londra e Lisbona…

lunedì 6 ottobre 2008

FUGA PER LA VITÓRIA

“Cucita sulle magliette non ci basta più!”
Con questo slogan nel 2004 i dirigenti del Benfica ammutolirono gli scettici e acquistarono Vitória, un’aquila reale che nei recenti campionati ha “animato” il logo societario con un numero che incantava i tifosi ad ogni pre-partita: l’atterraggio a spirale sul prato dell’Estádio da Luz.
La meravigliosa favola del “rapace ultrà” si è conclusa però due settimane fa: durante un volo di esercitazione un black-out della corrente ha disorientato Vitória, che si è spersa per i tetti di Lisbona. L’episodio ha generato lo scompiglio: l’addestratore spagnolo Juan Bernabé è stato licenziato poiché in esubero, il WWF ha esposto denuncia alla squadra, e un gruppo di abbonati ha reclamato nuove tessere col profilo di Eusébio sovraimpresso al posto dell’aquila traditrice. La dirigenza ha fatto sapere che la richiesta è inaccettabile perché “ad Eusébio hanno già dedicato un aereo della TAP, una statua all’ingresso dello stadio e una lontra dell’oceanario”.

L'aquila Vitória con il kit del tifoso

venerdì 3 ottobre 2008

DIVIETO DI FOLKLORE

Se proprio non li sopportate più e siete in cerca di un riparo, allora sappiate che nel sottopassaggio di Avenida dos Estados Unidos da América è proibito l’accesso ai fadisti e ai suonatori di chitarra portoghese.

giovedì 2 ottobre 2008

AGUZZANDO LA VISTA

Queste 4 foto hanno un elemento comune.

1)Instituto de Artes Visuais, Design e Marketing - Santos 2)Praça do Município 3)Hotel Mercure - Av. José Malhoa 4)Stazione ferroviaria di Alcântara

La croce inscritta nel quadrato mi perseguita da settimane: da Alfama ad Alvalade ne vedo a decine utilizzate dagli architetti come elemento decorativo o strutturale.
Solo perché stilizza i motivi della bandiera lisboneta?